sabato 19 dicembre 2009

neve, ricordi. ti ricordi? oh, si' ...

Per la maggior parte dei milanesi neve significa solo problemi. E anche ora che sono diventata una campagnola, ancora il pensiero di una nevicata mi preoccupa.

Soprattutto perche' la mia caviglia non e' ancora guarita e il dottore, al controllo di giovedi', mi ha sgridato perche' mi sono presentata senza stampelle e mi ha ordinato di continuare ad usarle finche' non comincero' la fisioterapia, cioe' fino a Gennaio, almeno ( e pensare che io credevo di essere stata bravissima andando alla visita con le scarpe da tennis ... ).
Da ieri sera, comunque, la neve non e' piu' solo un pensiero, bensi' realta'.
Quando Francesco mi ha chiamata e mi ha detto: " Mamma, guarda! Un' infugine di neve!!!".
Sorvolando - almeno per il momento - sul significato di infugine di neve, io stessa ho sgranato gli occhi vedendo quello spettacolo e non ho potuto negargli un giretto fuori, da cui e' tornato letteralmente inzuppato.
Si e' comunque fatto perdonare aiutandomi ad appendere guanti, sciarpa e cappello al filo della stufa.
Come cambiano le cose.
In effetti, l' ultimo ricordo della neve e' stato un bianco centro di Milano raggiunto un giorno dello scorso inverno dopo esattamente due ore di macchina e duemila parolacce.
Quindi, quest' anno mi sembra cosi' magico vedere la neve coprire campi e colline e ricevere baci da un Moschettiere che torna a casa tutto infreddolito e prepara il letto caldo.
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Se non fosse che Francesco ha rischiato una congestione perche' ha voluto a tutti i costi ( e a tante lacrime ) uscire a fare un pupazzo di neve subito dopo aver bevuto il suo lattuccio del mattino, che alterna alla pasta in bianco ( io, nel titolo del blog l' ho scritto che siamo una strana famiglia ... ).
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E' rientrato in casa e ha vomitato per un quarto d' ora sul pavimento della sala da pranzo mentre io lo guardavo con una stampella e un pezzo di scottex.

Comunque.
Comunque mi e' venuto in mente che qualche anno fa - esattamente 4 - io aspettavo Francesco e aveva nevicato. Ho le foto in cui davanti alla finestra imbiancata mostravo una pancina che appena si vedeva, ma che per me era enorme.
E Beteleyem e Syntayeu arrivavano da lontano per vedere la neve.
E noi ragazze le aspettavamo guardando una foto e piangendo sedute al tavolo di una trattoria sui navigli..
Questa e' la loro storia. Anzi, e' la storia di una meravigliosa famiglia:
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C’ erano una volta due bimbe con tante treccine sulla testa dai nomi beteleyem e sintayeu.
Vivevano in un posto dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, dove incontravano gente che parlava mille lingue diverse, dove si sentiva profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, dove gli uccelli volavano liberi sugli altipiani, dove le fortezze antiche sorgevano in mezzo al nulla e dove le donne erano di una bellezza esaltante, fatta occhi profondi e neri come voragini, di copricapi rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti.

Un giorno le due bimbe incontrarono un uomo e una donna venuti da tanto lontano e tanto diversi da tutte le persone che conoscevano. Avevano capelli biondi come l’ oro dei loro bracciali e occhi azzurri come la tintura che le anziane usavano per i cesti e i copricapi, parlavano una lingua sconosciuta e indossavano abiti dai colori tenui.

Questi due signori raccontarono alle bimbe che in pochi giorni le avrebbero portate con loro in un posto lontano, viaggiando su un grandissimo uccello grigio che andava veloce veloce.
E infatti così fu.

Il luogo in cui arrivarono non aveva un clima dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, un popolo che parlava molte lingue, il profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, uccelli che volevano liberi sugli altipiani, fortezze antiche che sorgevano in mezzo al nulla o donne di una bellezza esaltante, fatta di occhi neri come voragini, di copricapo rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti… ma sentivano tanto caldo dentro la loro casa e tanto freddo toccando la neve fuori, ascoltavano suoni e sillabe già familiari, odoravano profumo di pane, rosmarino, agrumi e fragole, guardavano le rondini fare il nido sul loro tetto, vedevano castelli lontani sulle colline e tutte le mattine e tutte le sere osservavano affascinate quella donna bionda dagli occhi trasparenti che era la più bella che avessero mai visto e che chiamavano mamma.

Non dimenticarono mai le loro origini, ma vissero per sempre serene e felici, circondate da un affetto incontenibile e crescendo, conoscendo, moltiplicandosi, portarono avanti quella stirpe multietnica che, da quel momento, era ancora più ricca.

A Lorena e Alessandro, che hanno già raggiunto molte cime…… e che in 4 ne raggiungeranno tante altre………
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Stefano mi ha finalmente mandato le foto di questa bella giornata. Anzi, e' da un po' che l' ha fatto. Devo pubblicarle perche' sono dei bei ricordi.
E perche' la Bety e la Synta devono far vedere a tutti quanto sono belle.

domenica 6 dicembre 2009

io e il Moschettiere

Il Moschettiere è un ruvido gentiluomo.
E' un mix di selvaggio e galanteria.
E' uno che propone di andare a bere una bottiglia di champagne seduti sulla collina a guardare le vigne al tramonto - e io già mi sono messa gli stivali di gomma e la camicetta di seta e sono pronta per andare.
E' uno che potrebbe fare l' orto in smoking - e io lo seguo col vestito in chiffon.
E' uno che quando litiga corre fuori a piedi nudi e urla nel prato - e io lo guardo appoggiata allo stipite della porta un po' ridendo un po' piangendo.
E' uno che poi torna dentro e mi ama come nessuno mai.
E' uno che quando arriva a prendermi, si precipita giu' dalla macchina per aprirmi la portiera ma poi non dice cose sdolcinate - e io lo guardo con la coda dell' occhio e comincio a parlare parlare parlare.

E' uno che adora andare all' Ikea a comprare le decorazioni dell' albero di Natale, e stare li' per ore, seriamente interessato ad ogni piccolo oggetto - e io lo guardo perchè sembra un bambino.
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E' uno che per il compleanno mi regala un viaggio a New York ma, se mi rompo la caviglia e non posso partire, allora mi porta in montagna in braccio nella neve. Ed esce presto presto a prendere le brioches - e io fuori guardo l' alba.
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Stasera torna anche Francesco. Gli porto le decorazioni per l' albero. Noi due abbiamo una tradizione da rispettare.
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Nel frattempo il Moschettiere ha fatto una pausa dalla lettura del suo quotidiano e si è preparato una tazza di karkadé. Non capisco se la faccia schifata che ha è per il karkadè o se non ha più voglia di stare in posa perchè io possa creare questo suo ritratto.
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Ok, vado a zampettare nella neve ( come dice il Moschettiere ).

mercoledì 2 dicembre 2009

Quanto 'so PERFETTA con la caviglia rotta

"Prima di giudicare assicurati di essere perfetto e, dopo aver appurato di non esserlo, abbi la capacità di perdonare i giudizi di coloro che credono di esserlo."
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Non so chi ha scritto 'sta cosa, comunque mi piace. O meglio, mi piace solo la prima parte. Perche' dovrei perdonare i giudizi di coloro che si credono perfetti?
Ecco. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Sara' la caviglia rotta, i legamenti andati ... ma mi sono un po' inviperita. Mi sa che devo chiamare la casa farmaceutica che produce il Brufen ... credo che tra gli effetti collaterali, oltre secchezza delle fauci, cagotto, gastrite, ulcera fulminante, morte, devono scriverci anche che fa incazzare di piu' ( ora che ci penso: magari anche a lei e' stata fatta la macumba, si e' rotta una caviglia nel frattempo ed e' costretta a ingurgitare bustine e bustine di Brufen ).
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Sono un po' una iena in questi giorni. Ma sentirmi dare della mantenuta dopo che per mantenere mio figlio mi sono lavata per un inverno con l' acqua fredda perche' non avevo abbastanza soldi mi fa un po' prendere male.
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Vabbe'. Perdonatemi questo sfogo di cui non frega niente - ma niente - a nessuno. Ma ho la caviglia rotta. E trangugio Brufen come se fosse acqua. Che bello, ma che bello usare questa scusa della caviglia per qualsiasi cosa ... non solo farsi portare il the, farsi fare il bucato, farsi stirare le cose ... tutte cose da casalinga frustrata, ovviamente.
No, perche' con questa caxxo di caviglia rotta quel poco di vita sociale che avevo se n'e' andata definitivamente. E badate: per vita sociale intendevo portare Francesco in piscina due pomeriggi a settimana. No, scherzo, dai.
Per un attimo, con questa gamba sifula mi ero dimenticata di essere sempre la Carrie Bradshaw de' noaltri.
Tacchi 12 sto arrivando!!! Beh, li ho su anche adesso, eh? ... in fondo il piede sinistro non si e' fatto niente. E poi il Moschettiere adora i miei tacchi.

lunedì 23 novembre 2009

adesso chiamo il Gabibbo

Quando ho scritto il post sulla mia frattura alla caviglia, erano gia' passati piu' di 1o giorni dall' accaduto ... non sapevo se pubblicare o no questo fatto, non tanto perche' me ne frega di dover passare da sfigata ( anzi, questa e' forse la cosa meno sfigata dei miei ultimi ... boh, 2/3 anni??? ), ma perche' non mi andava di amplificare la cosa, darle importanza ... insomma, volevo un po' esorcizzarla.
L' ho esorcizzata talmente tanto che il giorno seguente, dopo tentativi mantra/yoga/yan & yang, punto croce eccetera, non ce l' ho piu' fatta e sono ritornata in ambulatorio, la mitica "sala gessi".
Che fossero degli incompetenti l' avevo gia' capito quando ero arrivata al pronto soccorso e la gente entrava a uffo, senza un codice di priorita' ... vabbe'.
Alla mitica sala gessi, appunto, riferisco che ho un dolore ATROCE e che DEVONO farmi qualcosa, specificando che IO HO PARTORITO, quindi so BENISSIMO cosa significa il MALE VERO.
A parte che nella fretta mi sono infilata una maglia ( pesante ), ma senza il reggiseno e l' ortopedico probabilmente non ha mai visto un seno nudo, visto che la mia seconda taglia lo rapiva in quel modo.
Mi tolgono il gesso e - sorpresa delle sorprese - scoprono che quest' ultimo era messo male, che mi aveva escoriato la pelle e che avevo una bella infezioncina.
Non solo! Secondo l' arrapato i legamenti sono andati. Vabbe'. E due.
Comunque, essendo passati piu' di 15 giorni dall' accaduto, mi rifiuto categoricamente di rimettere il gesso ( visto come erano andate le cose ) e strappo la grazia di mettere "solo" un tutore per altri 15/20 ( boh, era un terno al lotto per l' ortopedico ), che scopro poi essere uno strumento infernale, che non solo sembra tirarmi i legamenti, ma tenta ( lo so, ne sono sicura!!! ) anche di rompermi le poche cose che non ho rotto in quella caviglia.
Me ne torno a casa e mi imbottisco di antinfiammatori, antidolorifici, immaginette, santini.
Ma dopo due giorni - cioe' ieri - la situazione non migliora.
Spedisco il Moschettiere in farmacia, ma torna a mani vuote. Nessuno da' piu' niente per niente.
Chiamiamo la guardia medica, in modo da poter ottenere una cavolo di ricetta. Niente. Il tenero medico di campagna guarda la mia caviglia come se fosse una protesi inviata sul pianeta Terra da qualche essere malefico e ci dice di andare all' ospedale perche' secondo lui la frattura non e' a posto. Mavaaaaa'??? Sono passati meno di 20 giorni, secondo te e' a posto???
Comunque, non sono riuscita a corromperlo e sono dovuta tornare dagli incompetenti, che questa volta hanno offerto uno spettacolo da record.
Entro e dico che ho un' infezione che non e' passata con gli antinfiammatori e che mi serve la ricetta per un antibiotico, se voglio evitare di operarmi ai legamenti indossando l' attrezzo infernale, alias, il tutore ( ormai siamo amici ... ).
" No, signora, bisogna rifare le lastre, per escludere qualsiasi cosa"
" Ma cosa? Se ho la caviglia rotta e i legamenti andati, cosa cavolo posso avere di piu'? "
Vabbe'. Facciamo 'ste lastre. E tre.
Arrivo dal radiologo e mi dice: " Allora, piede e clavicola"
" Scusi???"
"Ah, no, solo piede. La clavicola no. Si saranno sbagliati"
"Si', ma io non ho rotto il piede, ho rotto la caviglia"
"Ah. Allora mi faccia chiamare"

Torna e spiega che il medico e' stato irremovibile.
Mi fanno la lastra al piede. Raggi X presi a uffo.
Torno dal medico SUPPLICANDO di darmi la ricetta e di mandarmi finalmente a casa. Ma lui mi fa vedere una lastra sul computer del mio meraviglioso piedino "fotografato" dall' alto e ... "MIRACOLO!!! non ha piu' fratture!"
Ho pensato: "Adesso, GIURO, chiamo il Gabibbo. Qui. In diretta. Seduta stante. E' troppo divertente 'sta cosa"
Invece mi limito a dire" "Ok, mi da' la mia ricetta??? Grazie. Comunque io ho rotto la caviglia, non il piede. Grazie lo stesso."
Con l' aria di una che ha il ciclo. Che in effetti era anche cosi'. Tanto lo ha saputo tutto l' ospedale perche' prima di fare le lastre ho dovuto giurare di non essere incinta. E visto che il rincoglionito del radiologo mi guardava come per avere una conferma gli ho detto a voce alta che avevo il ciclo. E non solo. Avevo il ciclo, una caviglia rotta e le scatole girate. Dopo mi hanno fatto firmare il foglio per togliersi da ogni responsabilita'. Si', dopo.
Prima pero' stavo per gambizzarlo. Lui e i suoi amici.
Gabibbooooooooooooooooooooo???
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... che poi a me Striscia la Notizia proprio non piace.

mercoledì 18 novembre 2009

mi sono rotta


Mi sono rotta. Non le scatole. Sì, cioè, quelle sempre. Ma anche la caviglia. E quello che si vede nella foto mimetizzato di nero è un gesso.
Con questo mio pretenzioso mascheramento, la gente pensa che io sia una che si diverta ad andare a danza con le stampelle, visto che sembra che io indossi uno scaldamuscolo mooolto morbidoso ...
Vabbè, in tutto questo Francesco crede che tutto sia come prima e che io possa fare con lui il puzzle gigante sul tappeto senza dover prima organizzare uno spostamento tipo trasporto speciale in autostrada con macchina della polizia al seguito. E stanotte il suo nasino ha deciso di chiudersi, per cui ho scoperto anche di essere abilissima nel portare "acqua di sirmione", siringa di fiosiologica e aspiratore con una mano mentre la stessa usa anche una stampella. Una soddisfazione che non vi dico.
Nel frattempo trascorro le mie giornate scroccando passaggi a destra e a manca. E, per fortuna, oltre al mitico Moschettiere, ho amiche che si prodigano per tenere Francesco qualche ora o portarlo all' asilo.
Nonostante questo, sono stata costretta a fargli saltare due giorni, perchè proprio nessuno poteva portarlo. Lui, strafelice, mi ha quasi supplicato di continuare a rompermi per poter approfittarne e saltare la sua adoratissima scuola materna ...
Tié. Piuttosto divento buona e gliela faccio saltare lo stesso, ma voglio ritornare ad essere tutta intera. E anche in fretta.

domenica 8 novembre 2009

avventure di mercatini e di boschi



Certi giorni mi capitano delle cose che nemmeno se scrivessi la sceneggiatura di un film mi verrebbero in mente ... ( o forse sì, dai ).

Ieri mattina, come d' incanto, mi si è accesa una lampadina nella testa e ho ricordato con immenso piacere che ci sarebbe stato il mercatino dell' antiquariato e del vintage nella piazza di un paese
vicino.
Pane per i miei denti.
Letteralmente, visto che ci sono stata fino alle 2 del pomeriggio e non ho azzannato che un pezzo di cioccolato bianco che ho trovato in macchina al ritorno ( era stato messo solo il pomeriggio prima, eh? Per colmare i miei vuoti e rallegrare Francesco che lo adora ).
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Per pochi soldi ho trovato dei meravigliosi guantini, che io porto sempre nella mezze stagioni ...

... una spilla degli anni '60 che trovo adorabile, anche se un po' kitch ...

... delle passamanerie degli anni '70 che uso come nastri quando confeziono regali ( una delle mie fisse di cui non ho mai parlato ) ...


... e degli orecchini "bottoni" verde scuro madreperlati, da portare con il cappotto di lana beige o rosso.




Ma il bello deve ancora avvenire ... perchè nel tornare a casa mi sono avventurata in una stradina sterrata che pensavo avesse uno sbocco su una asfaltata o almeno su una più facilmente percorribile dalla mia macchina di ex-milanese.

Invece no, la terra non aveva fine. E mi sono impantanata all' inizio di un bosco rimanendoci un' ora cercando di far uscire le ruote anteriori dalla voragine in cui si erano ficcate. Nell' attesa che qualcuno arrivasse grazie alle vaghe indicazioni che avevo dato ( w la tecnologia ... che ci sta alienando ma che a volte meno male che c' è ) ho provato a scavare la terra da sotto la macchina con un cd dei rolling stones, ho strappato arbusti di ogni genere, anche quelli orticanti ( sì, sì! ), ho bruciato la frizione della macchina, ho guardato e riguardato i miei acquisti provando gli abbinamenti, ho sperato di non incontrare cinghiali o loschi figuri.

Finché un prode moschettiere non è venuto a salvarmi con tanto di cappello, trainando la mia macchina a bordo di un cavallo rosso. Sì, rosso. Da queste parti si usa così ...

domenica 1 novembre 2009

a proposito di forza


E' strano come io mi veda sempre diversa da come mi vedono gli altri. Ed è strano ricevere un premio e sentirsi dire che sono forte. Proprio in questi giorni di pura impotenza.
Allora grazie a Diletta e Yaya e una precisazione: io non sono forte. Faccio la dura e mi butto nelle cose a 100 all'ora ma la sera stringo il cuscino e piango.
E mentre stringo il cuscino e piango, spero di cambiare e di cominciare ad aver voglia di sedermi sulla riva a guardare il fiume , anziché continuare a voler navigare le sue rapide. Perchè so che soffrirei meno.
( tra parentesi: mi scuso per non aver pubblicato e ringraziato prima ma nei giorni scorsi ho fatto da interprete per una persona che aveva dei fornitori turchi in visita in Italia ... e dovevo "interpretare" dal mattino presto alla cena, in cui questi poverini abituati a mangiare solo carne dura appesa ad uno stecchino, scoprivano le bellezze della cucina italiana )
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Comunque, ci sono vari blog che vorrei segnalare, ma in questo momento ho veramente pochissimo tempo per scrivere. Allora ne segnalo un paio ( Cinzia/Mamma fortunata e Lady/Finché giudice non ci separi ) perchè sono scritti da donne "sole", che poi forse tanto sole non sono. Insomma, come me.
Da donne forti, deboli, dure, fragili, chi lo sa.
E in fondo chi se ne frega. Tanto noi avanti ci andiamo comunque.
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p.s. Beba mi ha suggerito di inventare una storia da raccontare a Francesco per fargli capire che non deve picchiare gli altri bambini. Per ora è un piccolo successo, nel senso che è un modo per farlo stare seduto ad ascoltare 5 minuti. Che poi metta in pratica l' insegnamento della storia, beh, per ora la vedo dura.
E a proposito di fiabe, mi è stato chiesto di pubblicare una favola scritta qualche anno fa per un' occasione speciale. Lo farò, Alessandro, Lorena, Bety e Synta. Lo farò perchè per me è stato un momento speciale e perchè è giusto dare testimonianza della forza di questo grande, grandissimo amore.
p.p.s. oggi è un giorno particolare per me. un abbraccio al mio papà che mi guarda dal cielo.

martedì 20 ottobre 2009

quella faccia d'angelo


Francesco ha la faccia d' angelo. Quelle facce d' angelo che attirano l' attenzione solo sui capelli striati di biondo in modo naturale e su quelle lunghe ciglia che ha preso da suo padre.
Eppure lui dentro ha un' anima ribelle, teppista, indipendente, vagabonda. Si', lo so, un po' come quella di sua madre.
E questo mi terrorizza. Perche' noi che affrontiamo tutto di petto, che recepiamo tutto di pancia, che cicatrizziamo sul cuore, non abbiamo vita facile. Perche' siamo persone all' apparenza forti ma con uno spirito sensibile e facilmente colpibile e danneggiabile.
Al dire il vero, ultimamente Francesco sta colpendo e danneggiando, piuttosto che essere lui la vittima.
E ogni giorno, quando vado a prenderlo all' asilo tremo al pensiero che la maestra mi dica che Francesco ha picchiato un altro bambino. Due giorni fa - scrivo solo ora perche' ho dovuto masticare, digerire, assimilare la cosa - sono entrata in classe in contemporanea con una coppia di genitori entusiasti nell' andare a prendere la loro bambina. Ecco, quella bambina aveva un grosso morso di francesco proprio nel mezzo della guancia. Perche'? Perche' la poverina aveva "osato rubare" il cucchiaio di Francesco a tavola.
A parte la figura di merda, lo sgomento, la vergogna, l' impotenza di fronte a questa mente teppistoide che io non so, non riesco, non posso domare.
Arrivata a casa la sera ho chiuso la porta dietro di me e mi sono sentita piccola, fragile ( e non e' la canzone di Drupi ) e sola.
Sola ad affrontare un problema che spero di aver ingrandito nella mia mente. Sola perche' ho gia' paura per quello che dovro' sentirmi dire, io che fino ad ora mi sono fatta scivolare tutte le critiche e i giudizi, io che nella mia solita fretta mi sono gia' mossa.
Perche' io lo amo troppo quel teppista con la faccia d' angelo.

mercoledì 14 ottobre 2009

menta selvatica e uva americana

Sono giornate intense, in cui purtroppo non ho quasi il tempo per aggiornare il mio blog. Ma questo tempo lo voglio, lo devo trovare perche' e' troppo bello appiccicare pensieri su questa superficie cosi' eterea ma cosi' immediata e vera che e' la blogsfera.

Non posso non lasciare un ricordo di un meraviglioso week-end in cui ho avuto il piacere di presentare il mio nuovo mondo a vecchi amici.
Il mio nuovo mondo di campagna, in cui la sera, dopo una pasta e fagioli coi fiocchi, abbiamo raccontato le favole della buona notte e chi non si e' addormentato con i bambini si e' goduto la veranda dai grandi vetri che fan vedere il mondo dal caldo di una coperta di lana.
E poi di giorno, complici il bel tempo e l' ultimo inatteso caldo, ci siamo riuniti intorno a prati di menta selvatica e vasi di oleandri per assaggiare una cucina vegana improvvisata e vedere i nostri bimbi fare la ruota nel prato, dare l' insalata alle galline, assaggiare l' uva americana..

E noi. Eh, noi. Noi ci siamo seduti a guardare la collina di fronte. Alcuni assaporando un sigaro, altri ridendo di vecchi ricordi..

Aspetto le foto, Ste, che sai che io ne faccio sempre poche ( e brutte ). E goditi il sigaro.






Chissa' chi indovina chi e' il moschettiere.

mercoledì 7 ottobre 2009

la finestra sul cortile

Torno a parlare dei miei vicini meschini. E annuncio una new entry. In realta' la new entry del cortile sarei io ( che poi ormai sono mesi che sto li' ). Ma solo ieri ho avuto il piacere di conoscere una tipa che non avevo ancora incontrato.
Il problema e' che la suddetta non ha l' eta' delle altre zitellone. Potrebbe anche essere una giovane e brillante mamma di due bellissimi bambini se non fosse che e' acida come la panna acida, stizzosa, malfidente e pettegola.
Oh.
Ieri mi sono messa a stirare davanti al finestrone della mia sala ( sala, vabbe' ), proprio per guardare meglio Francesco che se la girava per il cortile con altri bambini.
Lei ha cominciato a guardarmi malissimo, come se non avesse mai visto una che stira con 12 centimetri di tacco. Anziche' guardare cosa stesse facendo sua figlia, ha trascorso due ore controllando i miei movimenti, che poi non erano altro che andare a destra e sinistra con il braccio tenendo in mano una roba rovente che serve a fare la piega ai pantaloni.
Quando ho finito, sono uscita in cortile ma, presa come un' entita' aliena, non solo non sono stata calcolata di striscio, ma anche guardata veramente con uno sguardo torvo.
Niente, c' ho dei vicini cosi'.
Per fortuna la finestra e' a piano terra e nessuno mi puo' buttare giu' di li' ( vedi "la finestra sul cortile" - Alfred Hitchcock, 1954 ).
E per fortuna doppia e' una cosa temporanea, perche' la ricerca della casa nuova e' ufficialmente cominciata. Ole'.

mercoledì 30 settembre 2009

la Carrie Bradshaw dei poveri


Mi viene da ridere. Perchè una ragazza incontrata nei giorni scorsi mi ha detto che non pensava fossi mamma.
Mi immaginava single, visto che "le ricordavo tanto Sex and the City" ...
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Se lei sapesse che il mio quotidiano è fatto di magliette sporche di biscotto, notti passate con una gamba giù dal letto perchè mio figlio si mette in orizzontale, capelli sporchi di pipì ( sì, l' altro giorno mio figlio ha avuto un impellente bisogno di fare la pipì per strada e con un getto tipo Rocco Siffredi mi ha sporcato i capelli di pipì - ero piegata in avanti per tenergli su la maglietta. Io, che dovevo andare di corsa al lavoro, non sono potuta tornare a casa a lavare i capelli, ma li ho puliti sul treno con la salviettina struccante di Sephora ), ecco, allora forse non mi direbbe questa cosa.
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Ma se io ammettessi che il mio quotidiano è fatto ANCHE di scarpe col tacco, di un' uscita con un' amica, di una canzone cantata a squarciagola in macchina, di una cena con gli amici, ecco, allora, potrei anche sentirmi un po' Carrie Bradshaw. Solo un po'. Un po' la Carrie Bradshaw dei poveri.
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Comunque, visto che leggevo questa cosa da My ieri, ho pensato che forse sarebbe carino invitare questa mamma-non blogger a leggere che nuovamente, noiosamente, monotematicamente, ripetutamente, ho parlato di bambini, pipì, biscotti.
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E già che ci sono, volevo dire sempre a questa mamma-non blogger che se io sono la Carrie Bradshaw dei poveri, lei è la Suzy Menquez de no' altri.
E magari - senza magari, perchè Wikipedia non vale - lei non sa nemmeno chi sia la Suzy Menquez, pensa te. .
Forse è meglio ritornare ad essere monotematiche, così siamo comprensibili nella nostra banalità.
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Menomale che è arrivato un moschettiere nella mia vita. A difendermi dalle commentatrici da due soldi. E da questa mia irresistibile voglia di fare polemica.

giovedì 24 settembre 2009

una ballerina, per caso

Capita che vada a prelevare al bancomat e aspetti il mio turno osservando la signora sull' ottantina che sta digitando i numeri sulla tastiera del bancomat.
Indossa un cappellino di lana messo di traverso sulla testa e orecchini rosa.
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Capita che questa signora si volti in mia direzione dopo aver terminato di prelevare, osservi la spilla che ho appuntato sull' impermeabile e legga la scritta in inglese con un forte accento americano.
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Capita che da lì parta una chiacchierata di 10 minuti in cui scopro che questa signora è un ex-ballerina di danza classica, sbarcata a New York nel 1951 e protagonista di spettacoli girati in tutto il mondo.
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Capita che mi perda per un attimo, dopo averla salutata ed essermi diretta verso l' ufficio, immaginandola sul palco vestita da Odette o Giselle, o radiosa sui marciapiedi della New York degli anni '50, mentre James Dean fa un provino alla CBS, Paul Newman si prepara a recitare "Lassù qualcuno mi ama" e Audrey fa colazione sulla 5a strada.
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A Milano si produceva, si produceva, si produceva.
E a New York si ballava, si ballava, si ballava.
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Che bello trovare un po' di Broadway sul Viale Umbria a Milano.

mercoledì 16 settembre 2009

gocce

Qualche goccia, i primi brividi di freddo, il maglioncino preso dalla parte invernale dell' armadio, il treno in ritardo, le corse dei bambini con la cartella: autunno.
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Francesco la sera fa le prove tecniche per arrivare all' asilo con l' ombrellino nuovo e chiuderlo senza schiacciarsi le ditina, come un grande.
E io riattacco una delle mie spille vintage preferite all' impermeabile beige..
Insieme sentiamo la pioggia che cade in cortile e, mentre io spero che i panni stesi freghino l' umidità e asciughino in fretta, Francesco racconta di immaginari giri in moto nel fango creato dall' acqua.
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Il giorno prima, in macchina, Francesco mi chiedeva insistentemente dal seggiolino cos' era una certa cosa che si stava muovendo. Non riuscivo a capire finchè non ho spiato dallo specchietto e ho visto che lui stava guardando in alto. E la famosa cosa che si stava muovendo era una nuvola dalla forma strana e dal colore più scuro delle altre.
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Forse a noi l' ombrello non serve ( non che io ne abbia mai fatto uso, sinceramente ).
A noi piace guardare in alto, osservare le gocce nuove che rimbalzano sul nostro naso.
A noi non piace guardare a terra le gocce che centrano pozzanghere già piene.

giovedì 10 settembre 2009

Je suis à toi, mousquetaire!

Allora. Se riceveste un invito per partecipare allo "Chapitre des Mousquetaires d' Armagnac" a Condom ( un nome un programma ), in Francia ... voi che fareste???
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Beh, non cosa fareste voi, ma so cosa ho fatto io. Ci sono andata.
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Ho preso un aereo talmente piccolo che la mia macchina è più grande ( e non guido una station wagon ), sono atterrata a Toulouse con l' abito da sera in valigia e mi sono tuffata nella meravigliosa Guascogna, terra dei famosi moschettieri di Dumas e patria del caro ( perchè più che buono, è caro ) Armagnac, un distillato di vino che la vodka a confronto sembra la sprite.
La locanda del dolce Pepito è il luogo scelto per la notte, un piccolo albergo/ristorante sulla strada del cammino di Compostela, a pochi passi da un vecchio lavatoio e da un brocante ( in foto ) ... che passione!
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La sera gran galà: mi sono presentata al ricevimento con dei tacchi talmente alti che sarebbe stato più corretto definirli trampoli. Ma se sapevo che metà delle dame francesi si sarebbero presentate con le zeppe di raffia o la minigonna che si era messa Madonna per andare in discoteca in "Cercasi Susan disperatamente", avrei evitato tanta fatica.

Gli uomini, ooopsss i moschettieri, erano tutti - ma dico tutti - in smoking. Alcuni con il mantello.
Comunque, ho scoperto due cose, anzi tre:
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1) che "per ben apparire bisogna soffrire" è il mio motto. Io proprio non ce la faccio ad andare in giro comoda - seeeeeeempre colpa di mia madre.;
2) che il mio uomo ideale - oltre ad avere quell' eleganza da fico scompigliato a cui accennavo qui - deve possedere uno smoking. Non sono tanto una da cene di gala: il mio sogno è che un cavaliere venga a prendermi in smoking su un cavallo - o su una vecchia, vecchissima macchina cabrio - o anche a piedi in realtà, anzi, forse è meglio - e mi porti a fare un pic-nic su un prato.
Però una cosa è certa: a me lo smoking attizza troppo. Poi col capello un po' lungo non vi dico;
3) che il mio uomo ideale era proprio lì, tra i Moschettieri d' Armagnac. Come potrete vedere dalla foto, i moschettieri erano quasi tutti un po' agés. Ma ho detto quasi. E questo è uno scoop.

giovedì 3 settembre 2009

quadretti bianchi e azzurri

Abbiamo messo le Gusella blu con i buchi, i bermuda beige, la polo blu, il grembiulino a quadretti bianchi e azzurri, come quelli di una volta. E siamo andati verso il nostro asilo con la nuvoletta e l' arcobaleno, accompagnati dai nonni..
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Io, come in tutte le esperienze importanti della mia vita, non ho pianto. Io piango e mi agito prima. Il papà di Francesco, invece, aveva gli occhi lucidi. E lo capisco: quel piccolo lord che si metteva in posa ( abbiamo fatto un servizio fotografico degno di un matrimonio ), appoggiava la cartella perchè era pesante, correva emozionato verso l' entrata dell' asilo ... faceva tenerezza.
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Francesco è nei delfini; sarà che io interpreto tutto come un segno del destino, ma a me questa cosa che tutto ritorni sempre al mare fa un certo effetto ... lo so, lo so, lo so che diventerà un biologo marino.
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Comunque - divagazioni mie senza senso a parte - Francesco è entrato nella sua classe, ha adocchiato subito una tipa da puntare ( i gusti sono discutibili, ma in questo momento delicato non me la sento di intervenire ... ), ha giocato in cinque minuti con tutti i giochi disponibili e poi ha deciso di fare da guida e portare i nonni in esplorazione del SUO asilo.
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Al ritorno si è rimesso a giocare come se nulla fosse e nel delirio totale, con bambini che strillavano attaccati alle gonne delle mamme, pianti inconsolabili, urli, grida, insomma, un casino pazzesco ... Francesco non ha fatto un plissé. Un bacio quasi forzato e noi, io, suo padre, i nonni, tutti lì a guardarlo in attesa di un semplice: " non andate via". Invece lui zero.



Addirittura suo padre, che con la sua altezza può permettersi anche questo, si è messo a spiarlo dalla finestra per vedere se ci stesse cercando. Ma niente.

Io me la ridevo in cortile, osservando la scena in cui è il padre che piange per aver lasciato il figlio all' asilo e non il contrario.

Chissà come sarà nei prossimi giorni.

Quel che è certo è che di questo primo giorno mi rimarrà la tenerezza del profumo di legno delle seggioline, del papà di Francesco che ha gli occhi lucidi e non vuole andare via e del grembiule a quadretti bianchi e azzurri. Con le tasche e il doppiopetto.

martedì 1 settembre 2009

di ricami e di premi

Domani per Francesco sarà il primo giorno di asilo. Il primo, primo in assoluto, il primo della sua vita. Calcolando che ho pianto in merceria quando si è provato il grembiulino, ho già pensato di non mettermi il mascara domani e quindi nelle foto verrò come sempre. E cioè male.


Comunque. Sono mesi che ho comprato il filo e la fettuccia per ricamare il nome da mettere su asciugamani, bavaglini, grembiuli, tovagliette ... ma non ho ancora finito. L' ultimo "Francesco" verrà ricamato sul treno stasera sotto gli occhi increduli delle ragazzine con gli orecchini a smarties . Tipico mio: organizzarsi mesi prima e arrivare all' ultimo minuto.
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Tra l' altro, questa fine d' estate mi sembra più impegnativa del solito: più pensieri, più novità, più lavoro! Infatti, oltre al ricamo, ho ricevuto un bel compitino da Mamma in 3D e Mamma News , che ringrazio di cuore perchè oltre ad essere un compito, è anche un premio. Un bel premio.
Qualche mese fa avevo elencato 7 cose di me per un premio simile a questo e ora ne devo scrivere 10. Visto che avevo imbrogliato la volta precedente e avevo incluso 20 cose anzichè 7 perchè non sapevo decidermi, questa volta non saprei proprio cosa dirvi di me ...............
Proviamoci ....
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1) Ho paura del buio e non solo: da quando all' età di 11 anni mi hanno detto che nel film "Tre scapoli e un bebè" si intravede il fantasma di un bambino dietro ad una tenda, non oso guardare dietro le tende di casa e se mi viene questo pensiero di notte devo cantare per farlo andare via;
2) A proposito di notte, io parlo nel sonno. Ma di brutto. Mi è stato detto che ho parlato anche in francese. Niente, sono chic anche quando dormo. Me lo dico da sola, posso???;
3) Ho scoperto di amare il campeggio. Non l' ho ancora detto a nessuno perchè per una milanese sempre taccata, questa è una confessione pesante. Preferisco però il campeggio libero, sulla riva di un fiume o in un prato di campagna, in completa libertà;
4) I posti che mi sono rimasti nel cuore tra gli altri che ho visto sono: l' Amazzonia, Cape Town e il Kruger Park, la spiaggia di Anse Source d' Argent/La Digue/Seychelles, le cascate di Igussù/Argentina e la regione dei Pirenei francesi, da cui sono appena tornata;
5) New York è sempre dentro di me. Ho portato anche Francesco quando era nella mia pancia. La prossima volta che ci vado, però, mi compro un paio di Manolo's;
6) Vorrei andare in India, Botswana, Perù, Alaska. E prego, prego, prego perchè mio figlio diventi un viaggiatore;
7) Sono capace di indossare un abito in seta con tacco 12 per andare a portare Francesco al parco giochi e dopo poco mettermi bermuda e stivali di gomma e andare a raccogliere i pomodori nell' orto ( cosa che adoro fare, tra l' altro ). Credo si possa mettere quasi tutto quasi ovunque - il limite sta nella naturalezza nel portare qualsiasi cosa e nello stile. Una cosa è certa: non indosserei MAI una tuta, nemmeno per fare ginnastica;
8) Mi piace cambiare ogni sera la camicia da notte e, se proprio devo scegliere, le indosso vintage, anche se ultimamente le ho un po' trascurate;
9) Camminare nei boschi il mattino presto è una delle cose più belle che si possano fare secondo me. Per poi arrivare a casa di un amico che mi offre pane, salame e champagne. Se non sono strani, io non li frequento;
10) Odio la menzogna, la volgarità e la cattiveria. Parlo, parlo, ma io anche se sono incavolata nera, non concludo niente. Non ne sono capace. Non è colpa mia se mia madre mi ha fatto Sagittario.
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domenica 23 agosto 2009

con gli occhi verde-oliva

Francesco,
siamo tornati oggi da un viaggio importante.
Un viaggio che ti ha fatto scoprire che ci sono lucine che appese agli alberi la sera illuminano le "chiare fresche dolci acque" di cui ha scritto in quel luogo un antico poeta, viali di platani centenari, castelli incantati di tempi perduti, campagne di grano e girasoli dove i fiori profumano le strade, magazzini di ferro battuto e quincalleries, carillons fatati, prati circondati da more da raccogliere nella bottiglia tagliata a metà, una Madonna che ti ha guardato quando sei nato e a cui chiedo con tutte le mie forze di continuare a proteggerti, scarpine di gomma da pucciare nella sabbia, onde alte che arrivano dall' America, foreste di pini e felci con sotto la sabbia, mercati di aglio, galline, zucche, ravanelli e pane.
Un viaggio in cui mi hai saputo dimostrare di saper guardare il mondo in silenzio o cantando dal tuo seggiolino.
Un viaggio che tua madre ha voluto fortemente. E che tu hai saputo affrontare da piccolo grande uomo, quale sei.
Sarai un grande viaggiatore. Perchè io lo vedo che i tuoi grandi occhi verde-oliva non possono nascondere la meraviglia.
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A tutti: queste sono le foto delle nostre vacanze nella Francia del Sud. E' un viaggio bellissimo che consiglio con il cuore, dal Mediterraneo all' Atlantico. Passando per la Provenza, la Linguadoca, la regione dei Pirenei e arrivando in Acquitania dai Paesi Baschi.

Prima o poi posterò una cartina con i riferimenti di tutti i posti incantevoli dove per un motivo o per l' altro vale la pena di scendere dalla macchina e respirare il profumo della libertà.