sabato 19 dicembre 2009

neve, ricordi. ti ricordi? oh, si' ...

Per la maggior parte dei milanesi neve significa solo problemi. E anche ora che sono diventata una campagnola, ancora il pensiero di una nevicata mi preoccupa.

Soprattutto perche' la mia caviglia non e' ancora guarita e il dottore, al controllo di giovedi', mi ha sgridato perche' mi sono presentata senza stampelle e mi ha ordinato di continuare ad usarle finche' non comincero' la fisioterapia, cioe' fino a Gennaio, almeno ( e pensare che io credevo di essere stata bravissima andando alla visita con le scarpe da tennis ... ).
Da ieri sera, comunque, la neve non e' piu' solo un pensiero, bensi' realta'.
Quando Francesco mi ha chiamata e mi ha detto: " Mamma, guarda! Un' infugine di neve!!!".
Sorvolando - almeno per il momento - sul significato di infugine di neve, io stessa ho sgranato gli occhi vedendo quello spettacolo e non ho potuto negargli un giretto fuori, da cui e' tornato letteralmente inzuppato.
Si e' comunque fatto perdonare aiutandomi ad appendere guanti, sciarpa e cappello al filo della stufa.
Come cambiano le cose.
In effetti, l' ultimo ricordo della neve e' stato un bianco centro di Milano raggiunto un giorno dello scorso inverno dopo esattamente due ore di macchina e duemila parolacce.
Quindi, quest' anno mi sembra cosi' magico vedere la neve coprire campi e colline e ricevere baci da un Moschettiere che torna a casa tutto infreddolito e prepara il letto caldo.
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Se non fosse che Francesco ha rischiato una congestione perche' ha voluto a tutti i costi ( e a tante lacrime ) uscire a fare un pupazzo di neve subito dopo aver bevuto il suo lattuccio del mattino, che alterna alla pasta in bianco ( io, nel titolo del blog l' ho scritto che siamo una strana famiglia ... ).
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E' rientrato in casa e ha vomitato per un quarto d' ora sul pavimento della sala da pranzo mentre io lo guardavo con una stampella e un pezzo di scottex.

Comunque.
Comunque mi e' venuto in mente che qualche anno fa - esattamente 4 - io aspettavo Francesco e aveva nevicato. Ho le foto in cui davanti alla finestra imbiancata mostravo una pancina che appena si vedeva, ma che per me era enorme.
E Beteleyem e Syntayeu arrivavano da lontano per vedere la neve.
E noi ragazze le aspettavamo guardando una foto e piangendo sedute al tavolo di una trattoria sui navigli..
Questa e' la loro storia. Anzi, e' la storia di una meravigliosa famiglia:
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C’ erano una volta due bimbe con tante treccine sulla testa dai nomi beteleyem e sintayeu.
Vivevano in un posto dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, dove incontravano gente che parlava mille lingue diverse, dove si sentiva profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, dove gli uccelli volavano liberi sugli altipiani, dove le fortezze antiche sorgevano in mezzo al nulla e dove le donne erano di una bellezza esaltante, fatta occhi profondi e neri come voragini, di copricapi rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti.

Un giorno le due bimbe incontrarono un uomo e una donna venuti da tanto lontano e tanto diversi da tutte le persone che conoscevano. Avevano capelli biondi come l’ oro dei loro bracciali e occhi azzurri come la tintura che le anziane usavano per i cesti e i copricapi, parlavano una lingua sconosciuta e indossavano abiti dai colori tenui.

Questi due signori raccontarono alle bimbe che in pochi giorni le avrebbero portate con loro in un posto lontano, viaggiando su un grandissimo uccello grigio che andava veloce veloce.
E infatti così fu.

Il luogo in cui arrivarono non aveva un clima dove non faceva mai tanto caldo o tanto freddo, un popolo che parlava molte lingue, il profumo di cannella, zafferano, peperoncino e vaniglia, uccelli che volevano liberi sugli altipiani, fortezze antiche che sorgevano in mezzo al nulla o donne di una bellezza esaltante, fatta di occhi neri come voragini, di copricapo rossi e azzurri, ciondoli preziosi e bracciali infiniti… ma sentivano tanto caldo dentro la loro casa e tanto freddo toccando la neve fuori, ascoltavano suoni e sillabe già familiari, odoravano profumo di pane, rosmarino, agrumi e fragole, guardavano le rondini fare il nido sul loro tetto, vedevano castelli lontani sulle colline e tutte le mattine e tutte le sere osservavano affascinate quella donna bionda dagli occhi trasparenti che era la più bella che avessero mai visto e che chiamavano mamma.

Non dimenticarono mai le loro origini, ma vissero per sempre serene e felici, circondate da un affetto incontenibile e crescendo, conoscendo, moltiplicandosi, portarono avanti quella stirpe multietnica che, da quel momento, era ancora più ricca.

A Lorena e Alessandro, che hanno già raggiunto molte cime…… e che in 4 ne raggiungeranno tante altre………
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Stefano mi ha finalmente mandato le foto di questa bella giornata. Anzi, e' da un po' che l' ha fatto. Devo pubblicarle perche' sono dei bei ricordi.
E perche' la Bety e la Synta devono far vedere a tutti quanto sono belle.

domenica 6 dicembre 2009

io e il Moschettiere

Il Moschettiere è un ruvido gentiluomo.
E' un mix di selvaggio e galanteria.
E' uno che propone di andare a bere una bottiglia di champagne seduti sulla collina a guardare le vigne al tramonto - e io già mi sono messa gli stivali di gomma e la camicetta di seta e sono pronta per andare.
E' uno che potrebbe fare l' orto in smoking - e io lo seguo col vestito in chiffon.
E' uno che quando litiga corre fuori a piedi nudi e urla nel prato - e io lo guardo appoggiata allo stipite della porta un po' ridendo un po' piangendo.
E' uno che poi torna dentro e mi ama come nessuno mai.
E' uno che quando arriva a prendermi, si precipita giu' dalla macchina per aprirmi la portiera ma poi non dice cose sdolcinate - e io lo guardo con la coda dell' occhio e comincio a parlare parlare parlare.

E' uno che adora andare all' Ikea a comprare le decorazioni dell' albero di Natale, e stare li' per ore, seriamente interessato ad ogni piccolo oggetto - e io lo guardo perchè sembra un bambino.
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E' uno che per il compleanno mi regala un viaggio a New York ma, se mi rompo la caviglia e non posso partire, allora mi porta in montagna in braccio nella neve. Ed esce presto presto a prendere le brioches - e io fuori guardo l' alba.
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Stasera torna anche Francesco. Gli porto le decorazioni per l' albero. Noi due abbiamo una tradizione da rispettare.
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Nel frattempo il Moschettiere ha fatto una pausa dalla lettura del suo quotidiano e si è preparato una tazza di karkadé. Non capisco se la faccia schifata che ha è per il karkadè o se non ha più voglia di stare in posa perchè io possa creare questo suo ritratto.
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Ok, vado a zampettare nella neve ( come dice il Moschettiere ).

mercoledì 2 dicembre 2009

Quanto 'so PERFETTA con la caviglia rotta

"Prima di giudicare assicurati di essere perfetto e, dopo aver appurato di non esserlo, abbi la capacità di perdonare i giudizi di coloro che credono di esserlo."
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Non so chi ha scritto 'sta cosa, comunque mi piace. O meglio, mi piace solo la prima parte. Perche' dovrei perdonare i giudizi di coloro che si credono perfetti?
Ecco. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Sara' la caviglia rotta, i legamenti andati ... ma mi sono un po' inviperita. Mi sa che devo chiamare la casa farmaceutica che produce il Brufen ... credo che tra gli effetti collaterali, oltre secchezza delle fauci, cagotto, gastrite, ulcera fulminante, morte, devono scriverci anche che fa incazzare di piu' ( ora che ci penso: magari anche a lei e' stata fatta la macumba, si e' rotta una caviglia nel frattempo ed e' costretta a ingurgitare bustine e bustine di Brufen ).
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Sono un po' una iena in questi giorni. Ma sentirmi dare della mantenuta dopo che per mantenere mio figlio mi sono lavata per un inverno con l' acqua fredda perche' non avevo abbastanza soldi mi fa un po' prendere male.
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Vabbe'. Perdonatemi questo sfogo di cui non frega niente - ma niente - a nessuno. Ma ho la caviglia rotta. E trangugio Brufen come se fosse acqua. Che bello, ma che bello usare questa scusa della caviglia per qualsiasi cosa ... non solo farsi portare il the, farsi fare il bucato, farsi stirare le cose ... tutte cose da casalinga frustrata, ovviamente.
No, perche' con questa caxxo di caviglia rotta quel poco di vita sociale che avevo se n'e' andata definitivamente. E badate: per vita sociale intendevo portare Francesco in piscina due pomeriggi a settimana. No, scherzo, dai.
Per un attimo, con questa gamba sifula mi ero dimenticata di essere sempre la Carrie Bradshaw de' noaltri.
Tacchi 12 sto arrivando!!! Beh, li ho su anche adesso, eh? ... in fondo il piede sinistro non si e' fatto niente. E poi il Moschettiere adora i miei tacchi.