you are beautiful
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Pubblicato da PaolaFrancy h 09:17 Etichette: dai che ce la fai, family and friends, la gente, messages, storie di blog, tempi moderni
In campagna sono spuntate le prime primule e io non me ne ero nemmeno accorta. Me le ha portate il moschettiere. Che brutto avere la testa piena e non notare i fiori che nascono. Me la immagino dentro: vedo tanti piccoli pasticceri che farciscono le pieghe del mio cervello con la crema. Dovrebbe pesare di più, quindi. E ancorarmi alla terra. Invece no. Io che adoro il suo profumo, che vivrei con le mani dentro a cercar lombrichi e spiare semi che dormono, non riesco a stare attaccata alla mia amata terra. Sarà per i tacchi 12? Non credo.
Ho seminato l' aquilegia ( non è meravigliosa? ) nella speranza che si aggrappi alle pertiche che pianterò nel terreno. Magari prima devo piantarle queste pertiche, se no come fa ad attaccarsi, povera aquilegia. E' come se sapessi che devo farlo ma non lo faccio. E' come se sapessi cosa devo fare ma non riesco a farlo.
Però in realtà non so cosa devo fare. Il mio futuro è nelle mani di persone che hanno abitato il mio passato. Ma non ho scheletri nell' armadio. Ho sempre sbattuto tutto fuori, alla luce del sole. Non sono una persona riservata, pudica. Le macchie sui miei panni sporchi le hanno sempre viste tutti i vicini. E non solo. Nonostante questo, è come se mi sentissi una ladra. Come se nella mia scatola segreta, anzichè conservare biglietti, fiori, ricordi, tenessi bugie e menzogne. Come se.
Anche Francesco ha una scatola. Da quando è nato. Avrei tanto voluto che mia madre avesse cercato di trattenere il suo, il mio passato. Invece sembra tutto sfumato. Avrei voluto una scatola con i biglietti dei treni che prendevano i miei genitori, un nastro per i capelli di mia madre, una lettera. Magari quella che legge in questa foto messa di traverso.
Avrei voluto che non si fosse difesa dalla sofferenza con il muso duro. Ma forse per lei è stata l' unica arma che aveva a disposizione.
Io, che in generale sono molto fisica, a volte vivrei solo di parole e pensieri, problemi e sogni. Vorrei spiegazioni, certezze, soluzioni immediate. Vorrei un libretto di istruzioni per i sogni. Non per i problemi, per i sogni.
Ma ha sicuramente ragione il moschettiere, quando viene a prendermi in cima ad una collina solo per abbracciarmi. Senza dire niente.
Ci credo. Basta guardarmi negli occhi per vedere cosa penso.
Sono come un libro aperto. Basta azzeccare la pagina ( E qui sta il bello ).
Pubblicato da PaolaFrancy h 12:30 Etichette: countrylife, flower power, il Moschettiere, io e Francesco, la mia mamma, le mie radici, le pagine bianche, pensieri autodistruttivi, questa sono io
Fin dai primi giorni la cosa era stata chiara; persino sul piazzale davanti alla scuola la divisione era netta: da un lato giovani e spauriti "primini" e "secondini" che arrivavano dalla fermata del pullman portando enormi zainoni invicta e venivano a scuola con la tuta il giorno in cui c' era educazione fisica. Dall' altro, ragazze taccate che si facevano dare un passaggio sul vialone d' entrata da quelli dell' ultimo anno che già arrivavano in macchina.
Così - appunto perchè la divisione era così netta - il giorno di seconda superiore in cui il G., che frequentava la quarta, mi degnò di uno sguardo, fu memorabile. Non tanto per il suo gesto, quanto perchè io diventai rosso porpora ma un rosso porpora talmente settecentesco che la prof di arte voleva farmi un ritratto.
Pochi giorni dopo il G. bussò alla porta della mia classe e chiese al prof di religione ( merda! proprio in quell' ora doveva arrivare??? ) se "la Paola" poteva uscire un secondo.
Penso che degli sguardi così penetranti addosso non li abbia mai più sentiti. Io, timida come una cozza appena aperta, mi sono alzata e ho camminato con la testa piegata cercando di ignorare gli occhi fissi su di me. Cioè, o il mondo era impazzito e cominciava a girare al contrario oppure solo il G. era impazzito. Ho optato per quest' ultima ipotesi quando, rientrando in classe inseguita dalla prof di arte che continuava a supplicarmi di posare per un ritratto visto il mio colore sempre più intenso, le mie compagne di classe hanno iniziato a guardarmi con un odio tale che avrei voluto andare a seguire matematica nell' aula accanto ( e con questo ho detto tutto ). Il mondo stava girando sempre allo stesso modo.
Il G., quel giorno, era venuto a salutarmi perchè partiva per la gita. Quando tornò mi chiese di uscire, ci frequentammo per un mesetto e poi mi lasciò. Per la gioia delle mie perfide compagne di classe. Il mondo continuava a girare dalla stessa parte.
Io piansi sul letto di mia madre per un' ora intera. Poi mi ripresi, mi alzai e pensai che, in fondo, non era successo nulla di grave. E non lo chiamai mai più. Pensai di essere una figa. Una di quelle "donne" che gli uomini se li mangiano, insomma.
Pensai. Perchè quando mesi dopo, ormai in terza, O. - stesso anno mio - mi mollò per la sua compagna di classe tettona, cominciai a dubitare di essere una figa. Perchè caddi in uno stato di depressione tale che persino le poesie del Petrarca mi facevano piangere. Per non parlare del Decamerone. E - uuuuhhh - la Divina Commedia. Uno strazio. Odiavo Dante che amava Beatrice. E Paolo e Francesca, così lussuriosi.
La mia Smemo era ormai diventata alta 30 centimetri. Ci mettevo di tutto: ritagli di ogni sorta, sigarette spente da O. davanti alla fermata del pullman, lettere di legno, ciocche di capelli. E in mezzo a 'sto casino, scrivevo le mie pene d' amore. Le pagine che facevo erano diventate un po' una moda e le altre ragazze mi chiedevano di compilare le loro. Ma la loro era una vita piatta, senza sofferenze amorose. Così non mi divertivo molto.
I libri - che mia madre ancora oggi conserva in cantina - avevano "O" da tutte le parti. Contornate da margheritine ( sì, ero già conciata male ). Ci mancava poco che inserissi anche un "pop-up" con la foto di O. in mezzo a quello di storia e geografia.
Poi O. è stato dimenticato. L' ho rivisto poco dopo essermi sposata e mi sono detta che di uomini non capivo un' emerita fava di niente.
Così, come da "grande" ho rivisto F.B.
Grazie a lui, il fatto di andare in quella scuola mi era sembrato meno orribile. Io avrei voluto fare il liceo artistico, ma i miei genitori non hanno approvato. Nell' estate tra la seconda e la terza media, però, in vacanza con i miei a Ibiza ( a Ibiza con i mieiiii!!! ), loro avevano conosciuto la madre di questo F.B.
E io mi sono innamorata perdutamente di lui. Per anni, a metà esatta della Smemo ho nascosto la sua foto in costume.
Saputo che lui frequentava proprio quella scuola vicina a casa, ho pensato che non era poi così male. F.B. non mi ha mai cagato di striscio, nemmeno per quei 30 giorni in cui ero la prediletta di G. ( della quarta, eh? ).
Anni e anni dopo, alla 30ma settimana di gravidanza l' ho beccato in un locale dove ero andata a prendere un aperitivo. Ci ha pure provato. Volevo dirgli: "Ma brutto pirla, ti sono morta dietro per anni! Per anni!!! Avrei anche rinnegato G. per te! E O.! E ora ci provi mentre io ho un pancione che se ti tocco dentro cadi??? "
Invece non gli ho detto niente. Mi sono anche un po' lasciata corteggiare. Era la mia piccola rivincita. Mi ha definito il brutto anatroccolo che diventa cigno. Anche qui volevo dargli del brutto pirla. Ma ho continuato a farmi corteggiare. Finchè mio marito è arrivato e mi ha svegliata dal sogno.
L' amore ai tempi della scuola è bello. E' bello perchè è melodrammatico. E' bello perchè puoi scrivere sulla Smemo. Andare al parco d' estate a studiare e baciarti. Salire sul pullmann con lo zainone Invicta e scrivere con il pennarello indelebile "O. ti amerò per sempre", con il cuore alla fine.
"The best way to love people is not to need them. That's the purest love" ( Il modo migliore per amare qualcuno, è di non sentirne il bisogno. Questo è l' amore più puro ).
Io ho e ho sempre avuto bisogno delle persone che amo. Ma a me il mio amore sembra puro.
foto scattata al parco di Monza nel maggio del 1993 durante un pomeriggio di "studio" ( avevo 16 anni ). Notare la catenella all' ombelico, una tamarrata impressionante. E il bracciale rigido sul braccio?
Questa era l' estate in cui O. mi ha mollata per la tettona. Lo trovai veramente molto ingiusto. Avrò anche avuto poche tette, ma compensavo con catenella ( con il delfino attaccato a ciondolo ) e bracciale rigido.
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:28 Etichette: anni '90, fatti della vita, il cuore, il mio uomo ideale, le mie radici, men's, pance, questa sono io, tempi moderni, vintage
Francesco era vestito da moschettiere ( non l' ho scelto io, giuro ), agghindato due ore prima della sfilata dei carri per il gran sorteggio. Allora io mi sono infilata il mio abito preferito, la mia arma segreta: un Karl Lagerfeld per H&M, acquistato per ben 29,90 euro tre o quattro anni fa. Praticamente alle 11 del mattino giravamo per casa conciati cosi'.
Poi ho chiesto al Moschettiere di fotografare il gran momento del sorteggio ma lui aveva un gran mal di testa ( non capisco perche' poi ... ) e proprio non gli veniva di scattare delle foto decenti.
Cosi' non siamo riusciti ad ottenere nulla di buono, tranne la foto qui accanto in cui lo mando a quel paese ( e in cui ho una grandissima faccia da ebete - scusate, l' ho aggiunto dopo ma sono entrata nel blog e mi sono rivista ... non mi si può guardare!).
Insomma, tra una perdita di tempo e l' altra, ho preso un gran album da disegno, ho preparato i bigliettini con i vostri nomi e ...
Pubblicato da PaolaFrancy h 08:09 Etichette: countrylife, disguises, il Moschettiere, io e Francesco, per ben apparire bisogna soffrire, poca spesa tanta resa, prize, storie di blog
Pubblicato da PaolaFrancy h 11:07 Etichette: countrylife, flower power, il Moschettiere, India, inverno, io e Francesco, libri, prize, questa sono io, storie di blog
Pubblicato da PaolaFrancy h 08:43 Etichette: dai che ce la fai, il mio papà, pensieri autodistruttivi, questa sono io