Donne moderne {e la ricerca della felicità}
Stando ai racconti di mia madre, mia nonna Luigina era una gran lavoratrice. Mio nonno Francesco era spesso fermo per il mal di schiena e lei, senza lamentarsi, aveva lavorato a turni in uno "stabilimento" (come dice mia madre) tutta la vita.
Nonostante fosse tollerante verso mio nonno (che spesso era seduto al tavolo mentre lei si occupava di tutto e che era anche stato sorpreso da mia madre bambina a baciare un' amica della nonna) e avesse lo spirito di sacrificio e di immolazione tipico delle donne di una volta, mi sento di poterla definire "moderna" per i suoi tempi.
Quando il parroco del paese le disse che 4 figli non erano abbastanza, lei gli rispose che quello era il numero che lei riusciva a mantenere e che non le interessava se per la Chiesa lei avrebbe dovuto metterne di più al mondo, come gli altri. Il discorso si era chiuso lì.
E quando mio zio la informò della separazione dalla moglie, lei tirò un sospiro di sollievo, essendo interessata al bene della sua famiglia e non a quello che gli altri avrebbero potuto dire di un figlio separato quando ancora le separazioni si contavano sulle dita di una mano.
Viveva comunque in modo semplice, senza pretese e io l' ho vista sempre sorridente.
Si profumava di rosa (e questo era la fragranza che avvolgeva il suo bagno), curava l' orto e aveva un' amica del cuore.
Mia madre può essere sicuramente definita una donna moderna, dalla mentalità aperta, dallo spirito combattivo, anche a difesa dei diritti lavorativi e civili delle donne (e non solo). Mi ha sempre parlato di quanto sia importante l' indipendenza per una donna, che sia ingiusto accettare le cose che non ci stanno bene e che si debba lottare per ciò in cui si crede (mettendomi nelle mani il suo stesso spirito ribelle che la faceva scappare di casa per andare a ballare da adolescente).
Per 38 anni ha amato il suo primo uomo - mio padre - ma quando lui è morto, ha tirato fuori le palle e ha deciso che nella vita fosse giusto pensare di continuare a meritarsi la felicità.
Un giorno, uno stilista con cui lavoravo mi ha fermata e mi ha detto: "tu sei una donna talmente femminile e all' antica che dovresti sempre portare tacchi e chignon".
D' istinto mi sento meno moderna di mia madre e mi definisco una donna all' antica per tante mie piccole abitudini quotidiane e per il mio stile di vita, ma il confine non è così netto. Non sono una donna capace di abbassare la testa e accettare qualsiasi cosa, ho lottato per deviare il mio destino verso quello che io volevo, sono indipendente. E ho persino un blog :D
D' istinto mi sento meno moderna di mia madre e mi definisco una donna all' antica per tante mie piccole abitudini quotidiane e per il mio stile di vita, ma il confine non è così netto. Non sono una donna capace di abbassare la testa e accettare qualsiasi cosa, ho lottato per deviare il mio destino verso quello che io volevo, sono indipendente. E ho persino un blog :D
Però non ho ereditato la costanza di mia madre, che a settantun anni, è ancora una lottatrice. Anzi, in questo momento, sento proprio di non avere più la forza di credere in certe cose. Vorrei avere un carattere remissivo, vorrei avere pazienza. E non vivere sempre con il fiato sospeso tra i sogni, gli ideali, l' indipendenza, il rispetto, la lotta.
Mio padre mi diceva sempre: "Non si deve mai andare a dormire se prima non è stato chiarito qualsiasi malinteso della giornata trascorsa. Perchè la vita è fatta non di grandi ideali, ma di piccoli dialoghi, piccoli accenni, piccole cose".
È per questo che io mi nutro di parole, petali, boschi, pomodori dell' orto, stelle viste da un telescopio, occhi di Francesco, mani del Moschettiere.
Poi, però,(mannaggia a me) alla fine della giornata, è più forte di me: sento il bisogno di scalare la montagna degli ideali.
E comunque oggi porto la coda di cavallo e un paio di ballerine rasoterra.