giovedì 20 dicembre 2012

Un bambino di oggi è un uomo di domani

Francesco è un bambino fondamentalmente tranquillo. C' è stato solo un momento, un paio di anni fa, in cui era diventato aggressivo e decisamente disobbediente, ma è durato poco e lui è tornato quello che era. 
A casa è libero di giocare, sporcarsi, rotolarsi nel fieno. Ma abbiamo delle regole rigide: il rispetto per gli altri, prima di tutto (ha provato a rispondermi una sola volta e non ci ha più riprovato) e l' educazione a tavola. 
Cose apparentemente scontate ma che, mi dispiace, non lo sono per tutti. Personalmente non sopporto chi mangia in maniera maleducata e non vorrei mai che mio figlio lo facesse. 
Ai bambini si perdonano tante cose: "Ma sì, imparerà!". E magari si ride pure se fanno le smorfie con la bocca piena. Beh, a me non viene da ridere. E non mi fa ridere nemmeno un bambino che risponde ai suoi genitori.

Un bambino di oggi è un uomo di domani. E quello che impara oggi è tutto regalato per quando dovrà pensare ad imparare ben altre cose rispetto a come ci si comporta a tavola o, semplicemente, nelle relazioni con gli altri. 
Non voglio che Francesco diventi un piccolo lord (come lo definiscono alcune persone che lo conoscono, scherzandoci sopra). 
Mi sembra solo "normale" che io cerchi di farlo crescere insegnandogli l' educazione. Che poi il Moschettiere ci metta il carico trasmettendogli l' abitudine di aprire le porte e far passare gli altri, beh, questa è un' altra cosa. 

Francesco sta crescendo in un ambiente selvaggio, per niente sterile - anzi, direi il contrario. E per lui è più che normale calpestare la cacca di una delle nostre pecorelle o trovare un topolino di campagna che attraversa la strada. 
Ma crescere in questo modo e tornare alle origini non significa essere o diventare dei primitivi. Tutt' altro. Crescere così vuol dire avere la fortuna di assaporare certi valori, senza dimenticarne altri altrettanto importanti. 
Sono felice di come sta crescendo mio figlio. E lo dico, esattamente come quando ho detto che ero preoccupata per la sua aggressività. 
Sinceramente, l' ho detto anche a lui. Perché se lo merita. Si merita di credere a tutta la magia del mondo, quella di Babbo Natale a cui dobbiamo preparare i biscotti e quella del topolino del dentino che tanto adoriamo in questi giorni. 
Diamine, ha solo sei anni! Avrà tempo per diventare uno scettico e non credere più nella magia.
Uno scettico gentiluomo, però. 



martedì 18 dicembre 2012

Stylish boots from NYC

A NYC 9 ragazze su 10 indossano questo tipo di stivali:


Punta: rotonda ma allungata;
Tacco: largo, basso;
Suola: cuoio (o gomma, ma non alta);
Altezza: fino a sotto il ginocchio;
Dettagli: spesso con fibbie alle caviglie (nelle versioni più sportive) o con profilo asimmetrico (come gli stivali alla texana).

Le ragazze, a NY, li portano sopra i leggings o i jeans, nella versione che ha avuto più successo negli ultimi anni.
Anche io avevo un paio di stivali simili, color cuoio, qualche anno fa - li chiamavo "stivali da cavallo" e li mettevo sempre infilandoci dentro un paio di pantaloni 5 tasche in cuoio millerighe.
Poi mi hanno stufata, li vedevo ovunque e avevo voglia di qualcosa di meno sportivo.
Tornata da NY sono andata a ricercarli, ma per metterli così:

Sì, lo so, è inverno. Ma così sono tutta un' altra cosa. 
E più il vestito è delicato (ma non troppo da sera), più anche un paio di stivali sportivi sembreranno leggeri.

venerdì 14 dicembre 2012

Bianco (E verde e arancio. E ancora un po' di bianco con il cuore giallo)

Oggi la neve è la normalità in molti posti del Nord Italia.
Così è come la viviamo noi.
Intorno ai vetri della casa un bianco assoluto (ma anche qualche punta di arancio). Dentro, il verde (ma non solo).

L' altro giorno un mio amico mi ha detto: "Sai, tu fai casa". E a me questa cosa fa impazzire. Perché so che questo non è merito mio, ma delle mie piante, dei loro dettagli, delle piccole scatole di Francesco, dei nostri libri, dei quadri del Moschettiere. E della meravigliosa natura che ci circonda. 
Sì, la natura fa casa. Non c' è niente come la natura per far casa.

L' albero di cachi dalla finestra della nostra camera

Il giardino davanti alla casa

Il "giardino dell' ombra", sotto la neve, visto da un divano della veranda

Una delle orchidee della veranda. Bianca come la neve, ma con il cuore giallo.

Le piante felici appese al lampadario della veranda

Le piantine e i miei "esperimenti" sul davanzale della cucina

martedì 11 dicembre 2012

Racconti al ritorno da un compleanno in una NYC Rollingstoniana

Vedere i Rolling Stones in concerto, a Brooklyn, NYC. Il giorno del mio 35mo compleanno. A chi non interessa nulla di tutto questo, può sembrare una cosa stupida. Per me si è realizzato un sogno. 
In una delle città che più amo e in cui ritorno appena posso. Assistendo ad un concerto dei miei preferiti, nell' anno del loro cinquantesimo. 
Con il mio Moschettiere che mi ha riempito di baci. 

E una mattina, vedere un musical delle Rockettes. Uscire dal Radio City Music Hall quando ancora c' è tanta luce e il giorno è solo cominciato. 
Fermarsi per strada a mangiare qualcosa. Specialmente wafels (non dinges, paola!) con cioccolato fuso e zucchero a velo.
Attraversare Central Park e raccogliere foglie per la mia collezione. Poi trovare un musicista sotto un ponte.
Andare a vedere Matisse al Met, uno dei musei che più amo. 
Fare lo slalom tra gli abeti pronti per essere venduti prima di Natale, per la strada. Ricordare John Lennon, di fronte al suo Dakota Building - perché lui è morto il giorno del mio compleanno, ormai 32 anni fa. 
Fare colazione in una vecchia biblioteca, con i soffitti alti due piani e il legno che scricchiola sotto i piedi (come spesso succede nei locali di NY).
Girare e rigirare per le bancarelle dei Flea markets, la domenica mattina, nel quartiere di Hell' s Kitchen. Comprare vecchi gioielli per pochi dollari. E pagine di libri di botanica stampati negli anni '60.
Scoprire che il Chrysler Building, il grattecielo più bello di Manhattan, fa capolino da una strada, mentre la attraversi. 
Portare a casa un regalo promesso.
NYC. 35 anni. 








mercoledì 5 dicembre 2012

Quel rosa-arancio che è sempre di moda {La margherita e il Lappio for Le Funky Mamas}

I fiori non sono tutti uguali. Vanno assaporati, odorati, selezionati con cura a seconda delle occasioni.
Arriva il Natale e...leggete qui ;)

lunedì 3 dicembre 2012

Dal niente

"C' era una donna che non aveva niente, solo una casa piccolissima e un innaffiatoio di latta. Estate o inverno, andava per le strade col suo innaffiatoio pieno di pioggia a vedere se per caso qualcuno avesse bisogno. 
La gente che non aveva mai bisogno di niente, quando passava, diceva: "E' la matta con l' innaffiatoio." 
Le piante, invece, che avevano bisogno di tutto: "E' la Signora degli Innaffiatoi".
Poi, ad un certo punto, quella città divenne famosa per quel verde in ogni angolo, per quel vigore di fiori ed erbe fra le crepe dei muri, dei cortili, dei marciapiedi, dei parcheggi, dei viali, delle strade, dei sottopassi, dei selciati, dei ponti, dei soffitti, dei pavimenti, delle scuole, delle case, delle caserme, delle chiese, degli ospedali e persino delle prigioni. Venivano da ogni parte del mondo a studiare quell' innaffiatoio, che oltretutto era solo cinque litri e molto ammaccato".

tratto da "Nove storie sull' amore", Giovanna Zoboli, Ana Ventura - Ed. Topipittori

Sono esile e un po' ammaccata dopo l' operazione, ma mi sento forte. Sono solo insofferente alla dipendenza dagli altri e al fatto di essere impacciata nei movimenti. 
In fondo, dal niente mi sono trovata così. 
Ma dal niente, in questi anni, ho costruito tanto. Ho cresciuto un bambino e, nonostante fossi un innaffiatoio ammaccato e contenente solo cinque litri, ho bagnato tanta terra intorno a me e le piante che sono cresciute mi sorridono (e a volte, come è successo nei giorni scorsi, ne arrivano tante altre da lontano per sorridere con loro. Alcune appena germogliate, altre con fiori grandi e radici solide). 
Perché questo innaffiatoio ammaccato sa cos' è l' amore.