lunedì 29 aprile 2013

Di caban e altri fatti di primavera

E' da molto che non parlo di moda, trascinata dai tanti progetti che sto costruendo. Ho realizzato, però, che fa parte di quello che sono, non solo del mio lavoro: quella moda che va oltre le sfilate e le tendenze e prova a far parte di una filosofia di vita: quella, semplicemente, del sentirsi bene, del volersi bene.

In questi giorni piovosi apro l'armadio e sogno abiti a fiori contornati da svolazzanti cardigan di cotone. E invece devo aggiungere strati su strati e continuare a rinchiudermi in qualcosa di protettivo, dalla pioggia e dalle temperature ancora frizzanti.
Beh, io questa primavera avevo voglia di archiviare per un attimo i giubbini corti che infestano (letteralmente) il mio armadio e coprirmi con un capo più elegante e prezioso nella sua estrema semplicità, il caban.
Lo porto con le sneakers (e jeans o pantaloni alla caviglia) e, se la pioggia mi darà tregua, lo metterò con le espadrillas.


E' blu, il colore perfetto, che dice: "Sono semplice, basico, non ho fronzoli, ma sono forte".

Negli ultimi mesi il Moschettiere mi prende in giro per questo concetto del pulito, basico, lineare, che sembra che io metta ovunque - senza accorgermene, giuro!
Ma questa, in effetti, è la mia filosofia.

In giardino, però, è tutto diverso. Il basico e il pulito degli spazi formali non mi appartiene e mi lascio trasportare dalla spontaneità e dalla naturalezza dei campi, aggiungendo piantine nelle aiuole che tra poco esploderanno. Ecco, lì voglio il casino. Un casino giusto, un casino naturale, non disordinato (c'è una sottile differenza, ma è fondamentale).
Francesco cresce, ormai sceglie le piante che considera sue e le controlla, assicurandosi che abbiano acqua e che i germogli siano ancora sui rami. Gli piace lavorare in giardino, ma anche per il giardino.

E poi vorrei dirvi dei miei progetti, ma è ancora presto. Spero che mi aspettiate.

domenica 21 aprile 2013

Racconti al ritorno dalla città delle luci e delle chiacchiere

Torno da Parigi e penso che sia stato bello, sí, tornarci in modo diverso e dopo tanti anni in cui la mia vita è cambiata in modo radicale e i viaggi hanno assunto un significato completamente diverso.
A volte parti con persone che conosci da anni e la vacanza non funziona. Perché non è detto che certe affinità si confermino lontano da casa e dalle abitudini. E altre volte, invece, scatta quella cosa chimica che è la stessa che si accende quando certi colori si mischiano armonicamente e con una grazia sottile oggettivamente bella.
Poi incontri qualcuno che sa quasi tutto di te e ti accompagna negli anni di una scrittura un po' pubblica ma anche molto privata e sei contenta di vedere il suo volto e di dire grazie per tante attenzioni non scontate nei confronti di una storia, ma anche dei sentimenti.
Il lato culturale non è stato minimamente considerato questa volta. Volevamo - e abbiamo - visto e assaporato la città come se fosse nostra, come se non fossimo turiste, aiutate anche dal fatto che tornando a casa la sera trovavamo una piccola casa deliziosa e non una camera d' albergo.
Beh, ho la nostalgia. E guardo e riguardo il mio polso dove ora sta un piccolo bracciale che, per me, è un po' il succo di questi giorni. Dice, infatti, "Grace and peace".
















giovedì 18 aprile 2013

Tutto questo verde

Dicono che da domani ricominci a piovere. Nel frattempo, le temperature sono quasi estive, il sole è rosso rosso, di primo mattino e noi possiamo pranzare nell' erba.
Sulle rose sono spuntati i primi boccioli, i bambini giocano a calcio in canottiera, io indosso sandali, i ciliegi sono in fiore, le agnelline crescono velocemente e i bulbi danno il loro spettacolo più bello.
A volte ricordo a Francesco che il mio amore per i fiori non supererà mai quello che provo per lui e che tutto quello che sto facendo è per noi e non solo per me, come anche le battaglie che sto combattendo (pacificamente) e la testardaggine nel mantenere questo spirito di resilienza che ho acquisito come giardiniera della terra in cui vivo.
Sento che tutto questo verde non può che fare bene a Francesco, a me, a tutti.

 (Qui trovate le indicazioni per creare con il pongo queste decorazioni da mettere nei vasi)





martedì 9 aprile 2013

Per far felice

Far felice chi ti sta accanto non è sempre facile, soprattutto se si ha a che fare con un bambino di quasi sette anni che, come tutti i suoi coetanei, è avanti di almeno cinque anni rispetto a come eravamo noi alla sua età e per questo si trova in una fase di - diciamolo - preadolescenza.
Francesco è un bravo bambino, sarei ingiusta se mi lamenetassi. Ultimamente, però, è diventato complicato gestirlo e, soprattutto, gestire le sue richieste. 
Premessa: solo le mamme di coetanei maschi di Francesco possono capire le prossime righe. 
E' sottoposto, come tutti, a mille impulsi e provocazioni e credo sia normale che ci caschi. Detto questo, il fatto che - come dice lui - la sua felicità dipenda da un mazzo di carte dai nomi improbabili mi fa pensare. 
Ho sognato Barbie luce di stelle per notti intere prima di averla e quando andavo all' Upim con mia mamma stavo lì a fissarla e a desiderarla come se fosse l' ultima cosa sulla faccia della Terra...ma nulla, questa Barbie mi arrivava solo ed esclusivamente per il compleanno o per Natale.
Tenevo il muso, qualche volta, come penso facciano tutti i bambini. E me lo ricordo anche, perché avevo una rabbia dentro per non poter ottenere una cosa che a me sembrava così facile darmi, che è come se sentissi ancora quella sensazione che sentivo scendevo le scale dell' Upim e andavo con mia mamma nel reparto abbigliamento, dove lei gurdava guantini e calze velate.
Dio mio, scritta così sembro la bambina della canzone tristissima che mi cantavano da piccola, quella della bambina infelice che rimproverava la mamma di non comprarle mai niente e di pensare solo a lei. Era per dire che davvero ci stavo "male", come penso ci stia "male" Francesco ora, per quei cinque minuti in cui non esiste nulla al mondo se non quel nuovo mazzo di carte.
Beh, io ho deciso di non cedere e di accontentare le sue richieste cercando di usare il buon senso e di ignorare le sue provocazioni quotidiane. 
Di certo, se ho un' aspettativa da riporre in mio figlio, è che non diventi un ragazzo - e un uomo - a cui tutto è dovuto e che non abbia le palle per ottenere con intelligenza, costanza e impegno ciò che desidera, qualunque cosa sia. Per questo, sto sfidando le terribili minacce dei pacchetti di carte appesi nelle edicole e quelle dei bambini che hanno invece ottenuto centinaia di carte nel giro di poche settimane. Sta diventando un' impresa epica.
Comunque io - sarò una mamma terribile, cattivissima - non cederò. 
D' altronde, quando riesco a distrarlo da tutto questo, Francesco sa fare cose meravigliose.

(per avere il tutorial della ghirlanda, cliccate qui)