giovedì 10 aprile 2014

Quattro foto

E' l'alba e, come spesso succede in questo periodo, sono sul divano della veranda a ritagliarmi uno spazio prima che Francesco si svegli per andare a scuola. Quando il sole spunta dalla collina di fronte è già troppo tardi, il giardino chiama e il tempo mi divora. 
Spesso mi siedo a guardare il bosco fitto di ciliegi selvatici e noccioli, essenze di questa terra, da quella parte del nostro giardino che adesso è ben visibile nella mia testa come mix di piante di Ribes ornamentale, Aster, Vinca e Primula ma che agli occhi degli altri è solo una terra scura che ha contenuto un bosco. 
Le rose traboccano di boccioli. Se ne contano centinaia e tra poco si schiuderanno al sole. 
I tulipani stanno dominando il giardino e sono imbarazzanti da quanto sono belli.

Francesco si è appassionato alla musica. Gli abbiamo regalato un vecchio ipod del Moschettiere e adesso non lo abbandona mai, tranne che per andare a scuola, ovviamente.
Lo sento cantare dalla veranda, mentre sono in cucina a preparare la cena. E vado a spiare tutta la tenerezza delle sue parole e dei silenzi che seguono il ritmo della musica che c'è nelle sue orecchie.
Due giorni fa è andato in gita per la prima volta. Aveva lo zainetto che abbiamo preparato insieme: sacchetto del pranzo, acqua, macchina fotografica, fazzoletti, visiera. E' tornato con quattro foto (di cui tre del suo amico e una di fiori), i capelli ancora più biondi, la tristezza di una giornata finita troppo in fretta.

A casa è ormai il responsabile del pollaio, che detta così sembra una cosa brutta. Invece è un compito tutto suo, che si è scelto e che svolge ogni giorno, senza mai dimenticarsene. E poi coccola il suo cavallo, che lo annusa con quel naso grande. E ridono insieme.

Lui ha dentro la campagna, glielo dico sempre. Ha dentro quello che i libri di scuola non dicono, quelle albe che disegnano il profilo della collina e le foglie dei tigli che lui ha tanto voluto.