lunedì 30 giugno 2014

Di solito

È stata una primavera molto istanbuliana. Siamo andati e tornati passando dalle meravigliose esplosioni dei tulipani alla fioritura delle rose che, onestamente, non riusciva ad eguagliare quella dei fiori che le hanno precedute. Forse perché i tulipani sono il simbolo della città e a casa loro sono più fieri che da altre parti, forse perché le rose sono più discrete ed è difficile per loro farsi spazio in una città così sfacciata. 


Siamo passati anche per il mare, alla fine di questa primavera. Per una settimana, gli abbiamo dato il privilegio di farci riposare e di prenderci una pausa dal tanto lavoro che abbiamo a casa tra giardino e animali.

Ora è iniziata la campagna vendite e per me inizia un periodo intenso, tra campagna e città, come tutti gli anni. 
Mi riesce sempre più difficile staccarmi da casa e dal giardino. 
Ho voglia di coccolare con i miei uomini. Ma anche di fare quello che di solito non faccio: prendermi delle pause.
Quando sono a casa non mi fermo mai. Prima di iniziare a seguire il ritmo incalzante delle giornate mi concedo solo una passeggiata senza troppa fretta che ha lo scopo di osservare le mie piante e capire se stanno bene. 
E ora che non posso prendermi nessuna pausa, mi manca anche quello spazio che non mi concedo di solito, la goduria di stare seduta senza fare niente per una mezz'ora, almeno, e prendermela con calma.
Si sa, però, che nella vita la cosa più complicata è far incontrare desideri e tempo.

Questa mattina ho chiamato a casa dalla stazione. Volevo salutare i miei uomini. Francesco parte per la montagna e mi ha liquidato come sempre in pochi secondi assicurandomi che si sarebbe coperto, che sarebbe stato attento e che mi avrebbe pensato almeno un pochino.

L'estate è così, insegna anche a lasciar andare. E ad avere pazienza.