martedì 21 ottobre 2014

I miei sogni, ora come allora.

Si dice che il giardinaggio sia più che una passione. È qualcosa che prende il tempo, la testa, le mani. E l'anima. Te la ruba e te la porta lontano, convincendoti che esistono luoghi fatti solo di fiori e colori, dove i boschi sono abitati da folletti e creature che hanno il volto di foglie e le braccia di rami.
Scrivevo oggi ad un'amica: "Chissà se un giorno diventerò cinica o anche solo pragmatica.
Non credo. Per il momento continuo a piantare rose e a portare mio figlio a suonare il pianoforte."

Sto dando la colpa di tutto questo al giardinaggio ma quando sono sincera con me stessa ammetto che ero così anche da piccola: sognavo prati e fiori. E quelle rare domeniche in cui andavamo a trovare i cugini di mio padre che abitavano vicino a Cremona tornavo a casa provando una profonda invidia per quei ragazzi che giocavano nel cortile polveroso di una cascina, lontano dal cemento.
E ancora, quando tornavamo dal mare, il mio momento preferito era quando in autostrada passavamo accanto ai pioppeti, che erano quasi casa ma una casa più bella.

Una bambina, qualche settimana fa, mi ha regalato una corona di foglie, che però assomiglia un po' ad un turbante.
Sono tornata a casa in macchina continuando ad indossarla e solo guardandomi nello specchio sopra al pianoforte mi sono resa conto di averla ancora. 
L'ho appoggiata ai libri che ormai abitano il piano di Francesco e mi è venuta in mente una festa
A volte mi sento fuori dal mondo, poi penso che menti molto più grandi ed esaltanti hanno fatto gli stessi sogni. E hanno fatto persino parlare dei folletti*


* W. Shakespeare, "Sogno di una notte di mezza estate"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non ti leggevo da un po'. Quello che hai scritto mi rincuora. Anche io vivo di sogni, non mi arrenderò mai ad una vita fatta di concretezza e routine. Con i sogni mi avvicino alla mia anima bambinesca. Mi fa piacere non essere la sola, alla mia età ...